Il pane carasau nacque perchè ai pastori impegnati nella cura delle greggi serviva in cibo che potesse durare a lungo senza perdere le porprie caratteristiche. Ancora all'inizio del '900 la carta musica oltre che con lievito, sale e acqua si faceva con due tipi di impasti, uno a base di fior di farina di grano duro (tavole più agiate), l’altro a base di farina d’orzo o cruschello (famiglie più modeste).
L’antico processo di preparazione del pane carasau, per la notevole energia fisica indispensabile nell’operazione, richiedeva la presenza di almeno tre donne, amiche o parenti che ricevevano in cambio olio e ricotta. La pasta veniva tirata in dischi separati da panni di lino o lana sovrapposti a castello. Per scaldare il forno si utilizzava il legno di quercia, e la cottura del pane iniziava all’alba. Quando il cerchio di pasta cominciava a gonfiarsi si rivoltava, e vi si appoggiava delicatamente una pala di legno per favorire l’omogeneità della forma.
Uno dei modi più diffusi per gustarlo è di immergerlo rapidamente in acqua per ammorbidirlo e renderlo più elastico in modo da poter essere avvolto intorno a salumi affettati e formaggi o essere associato ad altro companatico. Per bagnarlo si deve far scorrere dell'acqua unicamente dalla parte interna e ruvida della sfoglia per poi far subito sgocciolare la stessa tenendola qualche istante in posizione verticale, non deve assolutamente però risultare troppo bagnato. È molto versatile e nulla vieta di usarlo secco a modo di lasagna alternandolo a qualsivoglia ingrediente crudo o cotto, con pomodori, formaggi, insalata o uova, insomma spazio alla fantasia.